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In ogni tempo ebrei e cristiani - o, nel secolo scorso, psicologi come Carl G. Jung - si sono interrogati sul libro di Giobbe: un'opera inquietante che affronta così direttamente l'assurdità del male da mettere in causa la sua origine, perfino il posto che occupa nel canone biblico. Annick de Souzenelle, con gli strumenti che ormai sono familiari ai lettori, legge sotto nuova luce la vicenda di Giobbe, facendone un autentico cammino iniziatico: l'autrice infatti vede ognuno dei mali che affliggono il malcapitato, ogni discorso consolatorio o moralizzatore dei suoi amici e della sua sua sposa, ognuna delle lamentazioni e delle rivolte di Giobbe come altrettante tappe verso la defintiva morte dell'"uomo vecchio" in lui, che lo innalzano verso la Luce. Soltanto allora egli può affrontare i suoi "animali interiori" - anch'essi simbolici -, e infine i mostri Behemot e Liwyatan, il cui nucleo centrale reca il nome divino che ogni uomo porta in sé.